“Questa enorme differenza tra le due zone della penisola, – scrive in una nota il Presidente Nazionale dell’U.Di.Con. Denis Nesci – sarebbe data dall’utilizzo del dispositivo “Salvaguardia” (ma il nome trae in inganno), che coinvolge aziende, Comuni e clienti che hanno diritto al servizio. I nostri legali stanno predisponendo una lettera indirizzata al Ministro dello sviluppo economico, per chiedere chiarimenti in merito. Chiederemo di conoscere i motivi che hanno indotto chi ha adottato delle disposizioni per assicurare il servizio di salvaguardia ai clienti senza fornitore di energia elettrica o che non abbiano scelto un proprio fornitore, con condizioni che favoriscano il passaggio al mercato libero mediante pratiche di concorso per “aree territoriali”. Il riferimento alle zone, però, – prosegue Nesci – non è identico in ogni area del Paese, come evidenziano le notizie diffuse, ma va a penalizzare il Sud come già avviene per l’assicurazione auto. Questa “Salvaguardia”, vestita da tutela per i cittadini, in realtà penalizza gli utenti del Sud e della Calabria in particolare, provocando un sovrapprezzo sulle bollette e creando una profonda disuguaglianza territoriale. Stiamo studiando con i nostri legali tutti i tipi di ricorso per fermare questa discriminazione – scrive Denis Nesci – così facendo è chiaro che ci sarà sempre il divario tra nord e sud che è dovuto non solo ai mancati investimenti dello Stato nel Sud ed allo stanziamento della gran parte delle risorse finanziarie in favore del nord, ma soprattutto per la gestione economica di tasse in modo assolutamente di non pari equità”.
“Ancora una volta un colpo inferto al Sud con il conseguente rallentamento delle sue aziende, – interviene il Vice Presidente Regionale dell’U.Di.Con. Calabria Domenico Iamundo – dato l’80% di esse ha come costo principale quello dell’energia elettrica. Si parla ancora di un Sud sfruttato rispetto al Nord con sistemi per garantire solo le aree vicine ai poteri forti, dato che comporterebbe una minore competitività delle imprese che hanno sede nelle regioni a tariffe più salate, come la Calabria. Ci sembra molto strano – continua Iamundo – che la Calabria, producendo ed immettendo il surplus dell’energia elettrica prodotta nel circuito nazionale, non ne tragga alcun vantaggio Sembra inverosimile che in Calabria si paga una tassa quadruplicata rispetto a quella che pagherebbe un Comune del Nord”.
“E’ una situazione che seguiremo con la massima attenzione, – conclude Denis Nesci – qualcuno ci dovrà spiegare perché la Calabria, pur essendo tra le prime esportatrici di energia elettrica, ha il triste record della bolletta più cara rispetto ad altre regioni del nord. Ci dovranno spiegare perché, nonostante i dati regionali in materia energetica siano molto positivi, in Calabria questa realtà non ne tragga alcun beneficio ma, anzi, a causa di un macchinoso calcolo tariffario la regione Calabria risulta avere la bolletta elettrica tra le più care d’ Italia”.